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Il Leucopis palumbii è un insetto dell’ordine dei ditteri descritto come specie nuova nel 1872 dall’entomologo parmense Camillo Rondani e dedicato a Francesco Minà Palumbo che nell’estate del 1871 lo aveva scoperto sul terebinto, all’interno di alcune galle.

Nei primi anni ’70 dell’Ottocento Minà Palumbo aveva iniziato i suoi studi sul pistacchio, che sarebbero poi confluiti nella “Monografia botanica ed agraria sulla coltivazione dei pistacchi in Sicilia” premiata all’Esposizione agraria di Caltanissetta del 1879 e, successivamente, nel 1882, pubblicata in volume a Palermo dalla tipografia Giovanni Lorsnaider.

Nell’agosto 1871 in una ceppaia di terebinto a Castelbuono, sulle fronde dei rimessiticci, Minà Palumbo trovò delle galle utricolari popolate da diverse centinaia di ninfe di Pemfigo. Le galle utricolari possono essere attaccate dai parassiti e, in effetti, esaminando quelle sui terebinti dell’ex feudo Aquileggia, in territorio di Isnello, vi trovò dei piccoli escrementi di un’altra larva, morta prima di giungere al suo stato perfetto. Nel settembre dello stesso anno, trovandosi nell’ex feudo Recattivo, in territorio di Petralia Sottana, di proprietà del barone Sabatini, “ove vi era un buon pistacchieto innestato sul terebinto spontaneo che nasce abbondante in quel terreno marnoso[1]”, esaminando le «grosse galle irregolari nei picciuoli delle foglie dei Pistacia terebinthus»[2] (→ fig. 2, 3) prodotte e popolate dal Pemphigus utricularius Pass. (→ fig. 4), li trovò in buona parte morti.

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A tal proposito scrive Minà Palumbo:

«Il 4 settembre 1871 in una galla utricolaria trovai quasi tutti i Pemfigo morti e distrutti, nel mezzo della sostanza cotonosa piccole larve apode biancastre, più grosse posteriormente di un dittero (→ figg. 5, 6). Non potei contare gli anelli che si confondevano, mi sembravano dieci, la superficie era netta di sostanza cotonosa, la larva invece di strisciare si fissava colla bocca, ritirava tutto il corpo in arco, ed avvicinando l’ano alla bocca, indi si distendeva avanzando altro passo, simile alle larve delle geometre (→ fig. 6). Talune di queste larve si cambiarono in crisalidi (→ fig. 7) di colore giallo tendente al lionato, finamente striate di traverso, ed ogni rialzo sparso di finissimi peli bianchi: il 14 settembre ne uscì un dittero (→ figg. 7, 8, 9, 10, 11), che visse tre giorni» [3].

 

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Diversi esemplari di questi insetti, unitamente alle diffuse considerazioni svolte sulla base delle osservazioni effettuate sugli esemplari prelevati a Castelbuono, all’Aquileggia e a Recattivo, furono immediatamente spediti da Minà Palumbo al professore Rondani perché li studiasse. Esattamente un mese dopo, il 5 ottobre 1871, l’entomologo parmense inserì le sue conclusioni nell’articolo Sopra alcuni muscarii parassiti, pubblicato nel Bollettino della Società Entomologica Italiana[4] dove, a pag. 213, si può leggere:

«Alcune galle maggiori del Terebinto ricevetti dal dottissimo sig. F. Minà Palumbo di Castelbuono in Sicilia, perché ne osservassi le piccole pupe che contenevano mescolate agli afidi galligeni (Pemphigus utricularius Pass.) e ne studiassi l’insetto che ne sarebbe sortito. Già da molti anni io aveva scoperte diverse specie di un genere di Muscariae della famiglia delle Agromyzidae, cioè del gen. Leucopis del Meigen, le cui larve vivevano divorando varie Aphidinae, e di quelle avendone osservata la metamorfosi, conobbi che le pupe delle galle scoperte dal Palumbo dovevano appartenere a qualche Leucopide. Non tardarono molto in fatti a svilupparsi da quelle i piccoli Muscarii, i quali realmente appartenevano al gen. Leucopis, ma di specie sicuramente diversa da quelle descritte dagli autori: perciò ne noto qui i principali caratteri e le dò un nome distintivo tolto da quello dello scopritore, cioè la chiamo LEUCOPIS Mgn. Palumbii n.».

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Il dittero del genere Leucopis trovato per la prima volta a Recattivo e classificato dal Rondani come specie inedita e dedicato al naturalista di Castelbuono col nome di Leucopis palumbii, viene così descritto nello stesso articolo:

«Albida, oculis, antennis, palpis, et basi abdominis nigris.

Thoracis dorsum vittis duabus longitudinalibus, latiusculis, distantibus, fusco-nigricantibus.

Abdomen segmento secundo punctis duobus superis, intermediis proximis, fuscis notato.

Pedes tibiis tarsisque totis pallide luteis; femoribus, apice excepto, nigris.

(Nota) A speciebus omnibus auctorum distincta colore tibiarum et tarsorum toto pallido-lutescente, et aliis notis ab una vel altera congenerum etiam distinguenda; spec. bursaria Rndn ab hac differt thorace non fusco-lineato[5].

Pupa testacea, rugosula, subelyptica, uno apici bi-appendiculata ecc.».

Ulteriori osservazioni di Minà Palumbo comunicate al Rondani portarono quest’ultimo, nel 1874[6], ad annoverare fra i Muscari parassiti del Pemphigus utricularius Pass., assieme al Leucopis palumbii, anche la Pipiza vitripennis Mgn. e la Pipizella Rndn. heringii Zett. e, successivamente, nel 1877[7], a includere fra gli afidi parassitati dal Leucopis palumbii anche il Pemphigus cornicularius Pass. e il Pemphigus semilunarius Pass. che formano e popolano, rispettivamente, le galle corniculari e semilunari del Pistacia terebinthus.

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Nuove osservazioni svolte nel corso del 1873 sui parassiti degli insetti fitofagi portano Rondani a ritornare un’ultima volta sul Leucopide di Minà[8]:

«Il sig. Minà Palumbo mi spedì un Muscario che aveva ottenuto dalle galle siliquiformi del Pistacia terebinthus, ed essendo queste ripiene di afidi si credeva che potesse essere vissuta la sua larva divorando quei fabbricatori delle galle. Ma da queste di cui ne aveva ricevute molte dalla Sicilia, mi vennero alla luce due esemplari di una farfalletta, i bruchi della quale, sicuramente erano vissuti nelle galle; e dopo tale scoperta si capì che il Muscario era parassito dei bruchi di quelle farfalle. Il parassito appartiene alla rara specie Fischeria Bicolor Desc. Ma il piccolo papilionario mi pare prossimo, ma diverso dalla Pempelia gallicola Staud. già scoperta in quelle produzioni del Terebinto [...] Nelle galle rotonde e siliquiformi del Pistacia, i diversi Pemphigus che le producono sono decimati dalle larve di piccolissimi muscarii del genere Leucopis; e dall’esame dei numerosi individui ottenuti completi di questo parassito, trovai essere due specie distinte, e diverse dalle congeneri conosciute. Una di esse la più comune la nominai Leucopis Palumbii n.».

Infine, Leucopis palumbii fu completamente descritto dall’entomologo di Parma nel suo lavoro Species italicae ordinis dipterorum (Muscaria Rndn) del 1874[9]:

G. IX Leucopis Mgn. Macq. Rndn. Zett. Schin.

Anthomyza Fall.

Antennae articulo ultimo disciforme, arista dorsuali, brevi, nuda.

Epistomium non setulosum.

Frons margini tantum occipitali setis parce instructa.

Proboscis brevis labiata.

Alae venis duabus primis longitudinalibus ante apicem distincte approximatis, inde divergentibus: transversa intermedia circiter contra apicem primae, aut secundae longitudinalis sita, longe a transversis basalibus etc.

sp. observatae.

  1. Pedes femoribus et tibiis fere totis nisi totis nigricantibus.

  2. Femora et tibiae etiam ad geniculos nigricantia.

sp. 11 L. Palumbii Rndn.

MM. Antennae luteae vel fusco-lutescentes.

Abdominis puncta nigra dorsualia distincta, latiuscula, rotundata.

sp. 11 L. Palumbii Rndn 1871

Frons albicans haud obscure-vittata. Antennae atrae.

Thorax vittis lateralibus oscuris distinctis, lineis fuscis intermediid non observandis.

Abdominis pucta duo obscura dorsualia, parva, et saepe parum perspicua.

Pedes tibiis tarsisque omnibus et totis, cum apice femorum luteis, femoribus tantus nigricantibus etc.

Larvas et pupas observavi in gallis majoribus rotundatis Pistaciae terebinti a. D. F. Mina Palumbo missis e Sicilia; ibi Pemphigos utricularios vorant larvae, sed forte etiam aliis Pemphigis foliorum Pistaciae vescutur.

Pupa pallide-testacea, hirtula, corniculos breves sub-tuberculiformes uno apici praebet.

Gli esemplari spediti da Francesco Minà-Palumbo al professore Camillo Rondani fra il 1871 e il 1874 fanno parte integrante della collezione Rondani, attualmente conservata presso il Museo zoologico de “La Specola” di Firenze. Nel 1983 e 1988, Alfio Raspi, professore presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agroambientali dell’Università di Pisa, ha pubblicato due contributi precisando identità e biologia di Leucopis palumbii, Rndn.

 

Riferimenti bibliografici

F. Minà Palumbo, Gen. Pemphigus Hrtg., Annali di Agricoltura Siciliana, a.VI (1874), pp. 67-68.

F. Minà Palumbo, Monografia botanica ed agraria sulla coltivazione dei pistacchi in Sicilia, Lorsnaider Palermo, 1882.

A Raspi, Contributi alla conoscenza dei ditteri Camemiidi. III. Considerazioni sulla Leucopis palumbii Rondani e descrizione della Leucopis gloriae n. sp., Frustula entomologica, n. s., vol. VI (XIX) (1983), pp. 351-367.

A. Raspi, Contributi alla conoscenza dei ditteri Camemiidi. V. Su alcune specie del genere Leucopis viventi a  spese di Afidi Eriosomatidi, Ibid., n. s., vol. IX (XXIV) (1988), pp. 75-117.

C. Rondani, Sopra alcuni muscarii parassiti, Bollettino della Società Entomologica Italiana, a. IV (1872) Tr. II, pp. 209-214.

C. Rondani, Degli insetti parassiti e delle loro vittime, Ibid., a. IV (1872) Tr. IV, pp. 321-342.

C. Rondani, Degli insetti nocivi e dei loro parassiti, Ibid.,, a. VI (1874), Tr. 1, pp. 43-68.

C. Rondani, Nuove osservazioni sugli insetti fitofagi e sui loro parassiti fatte nel 1873, Ibid., a. VI (1874), Tr. 2, pp. 130-136.

C. Rondani, Species italicae ordinis dipterorum (Muscaria Rndn), Ibid., a. VI (1874), Tr. 4, pp. 243-274.

C. Rondani, Repertorio degli insetti parassiti e delle loro vittime, suppl., Ibid., a. IX (1877), Tr. 1, pp. 55-66.

 


[1] F. Minà Palumbo, Monografia botanica ed agraria sulla coltivazione dei pistacchi in Sicilia, p. 203

[2] C. Rondani, Degli insetti nocivi e dei loro parassiti. Bollettino della Società Entomologica Italiana, a. VI (1874), Trimestre 1, p. 63.

[3] F. Minà Palumbo, cit., p. 235.

[4] a. IV (1872) Tr. II pp. 209-214.

[5] “Distinta dalle altre specie pel colore delle tibie e dei tarsi tutti pallido-giallastri, differisce dalla L. bursaria Rnd. pel torace non lineato di fosco”, Minà Palumbo, cit., p. 258.

[6] Degli insetti nocivi e dei loro parassiti.

[7] Repertorio degli insetti parassiti e delle loro vittime.

[8] C. Rondani, Nuove osservazioni sugli insetti fitofagi e sui loro parassiti fatte nel 1873. Bollettino della Società Entomologica Italiana, a. VI (1874), Trimestre 2, p. 132.

[9] Bollettino della Società Entomologica Italiana, a. VI (1874), Trimestre 4, pp. 261-267.